In associazione alle convenzionali terapie combinate attuate per il trattamento del linfedema, questo presidio farmacologico rappresenta spesso l’unica possibilità di prevenzione delle linfangiti. Il soggetto affetto da linfedema presenta infatti un’immunodeficienza nelle regioni anatomiche affette da stasi linfatica non legata ad un deficit cellulare, come accade in altre situazioni patologiche di immunodeficienza sistemica, ma ad una “difficoltà” di movimento delle cellule del sistema immunitario, soprattutto delle “Antigen Presenting Cells (APC)” e quindi, di fatto, viene a crearsi un rallentamento dei normali processi difensivi cellulo-mediati. Questo espone il paziente a possibili frequenti episodi infettivi, estremamente temibili sia per l’aggressività del quadro acuto, sia per il conseguente aggravamento clinico della insufficienza linfatica che ne può derivare.
Per questo viene spesso consigliata nei pazienti affetti da stasi linfatica una profilassi antibiotica con “penicilline ritardo”, come la penicillina benzatina e la penicillina procaina, che vengono somministrate per via intramuscolare ad intervalli di 15-21 giorni, anche per periodi di tempo prolungati.